Categoria: Satsang

Satsang in Milan – Italy, April 2009

Avasa: Allo stesso modo in cui un pesce è circondato dall’acqua, un essere umano è circondato dalla verità. Allo stessa maniera in cui l’acqua attorno al pesce ne pervade il corpo, la verità pervade l’intero corpo della forma umana. La forma stessa è una manifestazione della verità.

Ciò che appare in essa come gioco della mente è una manifestazione della verità. Ciò che sa della presenza del corpo e della mente è l’aspetto non manifesto della verità. Ora sembra strano se siamo del tutto saturi di verità perché si debba mai cercarla. Essa è tutto ciò che esiste. Ogni oggetto in questa stanza è verità che si manifesta. Ogni pensiero che appare nella mente che immagini sia personale è la verità che si manifesta. Ogni sensazione che sorge sia fisica che emozionale è impersonale. E’ la verità manifesta. Ora chiaramente se quello che è stato appena affermato è vero, e lo è, sarebbe davvero futile cercare la verità. Il corpo è verità Il corpo è verità, la mente è verità, il mondo è verità, e ciò in cui si sta manifestando è l’aspetto non manifesto della verità. Quindi perché cercare? Per qualche ragione non siamo capaci di vedere direttamente. Cos’è che pensiamo che ci sia in un altro momento?

Questo accade perché non stiamo guardando nel posto giusto in un certo senso. Non siamo focalizzati su ciò che è già presente. C’è molta informazione sbagliata su cosa sia questa cosa chiamata illuminazione. E’ ciò che ogni essere umano sta cercando è ciò che alcuni di noi sono consapevoli che stanno cercando. Qualunque descrizione sarebbe sbagliata, perché in sé non ha descrizione. Sarebbe come cercare di descrivere dell’acqua ad un pesce che non è consapevole di essere nell’acqua che stava cercando. E’ tutto intorno a lui. Già è… ma non ha nessuna descrizione. Ecco perché la ricerca sta accadendo. Perché quando l’azione della ricerca sorge essa sorge con l’intenzione di trovare qualcosa. L’azione della ricerca cessa di sorgere qualcosa si realizza che non c’è nulla da trovare. Quando lo si è realizzato allora quel nulla è tutto attorno. Sia dentro che fuori. Il corpo stesso è fatto di nulla. La forma è vuoto, il vuoto è forma. La forma è l’apparizione temporanea del vuoto, il vuoto è permanente.

Cos ache significa letteralmente che è una complete perdita di tempo cercare. Perché tu sei già ciò che stai cercando. Non è una sensazione, non è un brutto feeling o uno buono. Alla mente non piace questa parola, “nulla”. Ma la verità è, la verità è nulla. Non è una sensazione- non ha una forma, non ha un colore, un sapore o un odore, non ha un suono. Non ha una descrizione. E’ richiesto qualcosa d’altro dei sensi della mente per riconoscere la verità di se stessi. Quando la verità è riconosciuta, non è riconosciuta dalla mente.

Quando la verità è riconsciuta essa è riconsciuta dalla verità stessa. E’ auto-confermata. E’strano che debba auto confermarsi in ogni singolo momento. Quando diciamo di essere un ricercatore spiritual stiamo in realtà affermando che notiamo che c’è una azione di ricerca presente nel corpo. E’ sempre stata lì. Ne siamo improvvisamente divenuti consapevoli. E come ricercatori spirituali non sappiamo quello che stiamo cercando, pensiamo che l’accumulazione di conoscenza o esperienze raggiungeranno ad un certo punto un picco e immediatamente ci sarà un risultato di illuminazione.

L’energia potrebbe essere a terra, al primo al secondo, al terzo chackra e l’illuminazione può comunque accadere. Perché l’intero sistema dei chackra, tutti quei sistemi basati sul guadagnare conoscenza e esperienza accadono nel tempo. Invece l’illuminazione non è un risultato del tempo. Non è un prodotto del tempo. E’ eterna, è il riconoscimento di ciò che si è, l’eterno stesso.Può accadere in ogni momento. Non abbiamo bisogno di aggiungere una esperienza in più, o una parola in più, o una maggiore conoscenza di chi siamo affinché questa realizzazione accada. Infatti credere che abbiamo bisogno di passare attraverso qualunque sistema è un modo di evitare ciò che può essere riconosciuto nel momento presente.

Quandunque la realizzazione sia accaduta, è sempre accaduta nel momento eterno. Che è questo momento che siamo proprio ora. Non è ma accaduta, non accadrà mai nel passato. Può accadere solo ora. L’ora è una presenza che non cambia mai, che vede il mondo attraverso i sensi della forma umana. Una presenza che è eterna. Immobile. Immutabile. Serena. Non è nel tempo, non è influenzata dal tempo. Ma è il testimone del tempo.

E questo è quello che è riconosciuto al momento della realizzazione. Il sé che è riconosciuto al momento della realizzazione è il nulla che sta guardando attraverso gli occhi della forma. Il nulla eterno. Non era mai da nessuna parte se non proprio qui il posto in cui il corpo si trovava in ogni e ciascun momento. Così semplice ma ovvio quando questo è visto. Conosco alcune persone in questi incontri che hanno avuto una visione chiara momentanea di questo e questi momenti continueranno a ripetersi senza il tuo aiuto. Anche qualunque cosa farai non impedirà ad essi di tornare.

E alla fine diventerà stabilizzato, il vedere questo diventerà permanente. Questo è il modo in cui accade. Non è il risultato di nulla. E’ una visione improvvisa, il vedere di ciò che sta dietro il gioco del tempo, che osserva il tempo, che non può essere reclamato, trattenuto, né c’è bisogno che lo si faccia. E’ sempre presente, non abbiamo bisogno di metodi, non abbiamo bisogno di fare niente per arrivare ad esso, è già presente. E’ ciò che siamo. E’ ciò che sta vivendo attraverso queste forme proprio ora… E’ silenzio, immobile senza colore, sapore, odore, sensazione, ce l’abbiamo già. La mente potrebbe raccontarti un’altra storia. Lo fa, sorge da questo per cercare di convincerti che non sia così. La verità è che non può andare via dalla verità, non puoi arrivare ad essa. Perché essa è già sempre ed è sempre stata quello che sei.

Satsang in Palermo – Italy, June 2006

Avasa: Certamente non puoi mai rimuovere la paura della morte a livello di concetto. Il livello concettuale non ti sta permettendo di toccare la paura, di assaggiarla, di sentirla. Nell’istante in cui provi ad affrontare alcunché a livello concettuale, ti stai togliendo dal livello percettivo e stai togliendo energia dalla sensazione di quel livello, per crearne invece un ragionamento mentale. E’ un modo di evitare di toccare, di attraversare, di permettere in modo totale. Tutto quello che è richiesto è che tu riconosca il meccanismo che è in piedi. Il meccanismo è lo spostarsi da un livello percettivo ad uno concettuale. L’unica cosa di cui hai davvero paura è la paura stessa. Hai paura di sentire paura. E come dici tu, non riesci a scapparne via. Ad un certo punto dirai “Ok, affrontiamola totalmente”. Sei preoccupato di fare esperienza di una sensazione, solo una sensazione, non è paura, è solo una sensazione, su cui la mente ha appiccicato un’etichetta chiamandola paura. Perché la mente sa che nel momento in cui l’abbracci pienamente e la attraversi, esci dall’altra parte della morte, e riposi nell’Eterno, sei già morto.

E nel momento in cui accade, si scopre che colui che credeva di essere vivo, attorno al quale si costruisce l’intera mente psicologica, sono solo immaginazione, e quindi muore. Tu sei preoccupato in realtà di eliminare quel qualcuno che immagini di essere. Quando sei pronto a fare questo, accadrà. Altrimenti stai solo supportando l’illusione di colui che credi di essere. Tu non sei un qualcuno che può morire.
Una volta che lo sai, la paura della morte non sorge più nella tua Coscienza. Allora puoi dormire tranquillo la notte.

E’ una sensazione, tutto qua. E’ intensa, ma se sei pronto ad abbracciarla, non è più spaventosa, sebbene raggiunga un punto in cui la mente potrebbe chiamarla terrore, saresti comunque pronto a permetterle di accadere, e nell’istante in cui lo fai, rideresti del fatto che hai ritardato così tanto quel momento, perché una volta che l’hai attraversato vedresti con chiarezza che non sei qualcosa che può morire, e quindi non avresti più paura della morte in quanto la vedresti solo come un’idea, un concetto. Tu non sei qualcosa che muore. Non c’è via d’uscita, devi abbracciarla, o mentre il corpo è ancora in vita o al momento della morte, quando hai riconosciuto quello che ogni essere umano alla fine riconosce, ovvero che non muori nel corpo, perché sei l’Eterno. Perché ritardare questo riconoscimento? Incoraggialo, invitalo ogni mattina, invitalo la notte quando vai a dormire!

Partecipante: Sono terrorizzato, non posso!

Avasa: Puoi, perché questo corpo l’ha fatto! Sono tutti corpi, tutti lo possono fare… ciò che uno può fare anche un altro lo può. Abbiamo conosciuto una signora che aveva lo stesso problema, aveva ricevuto lo stesso invito, direi e alla fine l’ha condotta a passare due anni in un reparto psichiatrico, da dove ci ha telefonato implorandoci di incontrarla per parlarle. Invece è andata a finire che è venuta lei. Ho continuato a sorriderle, era ovvio che fosse in uno stato molto traumatico. E lei ha detto: “Perché, pensi che sia divertente?”. E io ho risposto, “ Beh, vedo che non alternative rimaste”. Hai provato a scappare via da questa cosa, e l’unica opzione rimasta è quella che tu, colei che immagini di essere, non sceglierebbe comunque. E alla fine il risultato sarà che giungerai all’illuminazione”. Si è svegliata la mattina dopo, dicendomi “NON voglio affrontarla, nell’istante in cui la sento, voglio solo scappare via”. E allora le ho risposto “Bene, e che alternative hai? Vuoi scappare via da questa sensazione togliendoti la vita? Indovina un po’ cos’è che in quel caso accadrebbe negli ultimi cinque minuti prima che il corpo muoia?”. Mi ha guardato e ha detto, “Beh, allora non posso farlo vero?”. Le ho replicato “No, ma puoi dare il benvenuto a questa sensazione e avere altri quaranta anni di vita nel riconoscimento di quello che sei”.
E’ stata dimessa dalla clinica la mattina dopo e l’abbiamo incontrata dopo due giorni, e da signora amorevolmente sorridente ha dato satsang per una ventina di minuti.
Il suo fidanzato era però un pochino scioccato, non la riconosceva più. Puoi scappare da questo fino a che il corpo muore, e poi dovrai affrontare questa cosa, come chiunque qui che non l’abbia ancora fatto. Quello che stai facendo in questo momento è che stai dicendo a te stesso attraverso questa forma quella che è l’ultima opzione rimasta. Nessun personaggio immaginario sceglierebbe la propria morte, il che significa che non hai alternative, accadrà. Ricorda solo che di dare il benvenuto a tutto questo e di abbracciare quella sensazione e quando arriverai dall’altra parte sarai completo di forma vivente ma assente di colui che credevi vivesse in essa. Che cosa hai da perdere? (Risate). L’unica cosa che muore è un concetto. Ciò che sei non può mai morire, perché non è mai nato, è l’Eterno. Ma colui che ci si immagina di essere, muore, il concetto, l’idea si dissolve. Ne vale la pena per farsi una buona dormita, no? Dimenticati dell’illuminazione.

Partecipante: Potrei farlo solo per dormire bene. Voglio davvero dormire. E’ meglio che vivere.

Avasa: Dipende da quale lato della morte sei… (Risate).

Partecipante: Grazie per la risposta. Mi sento senza speranza.

Avasa: Bene, allora vuol dire che hai smesso di creare idee per scappare da questa cosa. Allora può davvero solo accadere.

Partecipante: Sono convinto che non morirò mai.

Avasa: Bene.

Partecipante: E la cosa mi preoccupa molto.

Avasa: Beh, mi dispiace dirtelo, ma hai ragione.