Categoria: Q & A

Why

Non c’è una risposta alla domanda perché, è perché questo è il modo in cui è.
Il gioco della domanda del perché e la risposta data potrebbe continuare all’infinito ripetersi e ogni risposta dare luogo ad un altro perché ? Si tratta di un gioco della mente per mantenere la sua stessa continuazione, perché se quel che finisce così fa quello che crede ha bisogno una risposta alla sua domanda.
Una volta che questo si vede chiaramente la caduta via di interesse per il PERCHE ‘si svolge e anche l’interesse per la risposta, quando questo accade si scioglie e solo questo, l’esistenza, è senza nessuno che esiste a chiedersi perché esiste.
Questo poi è sufficiente.
Avasa

The master

D: Come mai le parole di alcuni maestri differiscono le une dalle altre, o addirittura contraddicono se stesse in alcuni casi?

R: La parola MAESTRO non è sempre utilizzata nel contesto corretto.

Quando si inizia davvero a vedere chiaramente la verità di se stessi molti di questi eroi spirituali cadono.

Molti di loro hanno avuto un assaggio di questo vedere in un momento o in un altro, ma non si sono assestati in esso e quel vedere è diventato un ricordo di qualcosa di cui la mente si è ormai appropriata. Il bilanciamento di questo vedere (nel senso che è vero in ogni momento di se stessi) è tale che esso non è solo un ricordo e quando le parole si manifestano da questo vedere sono molte diverse da quelle che molti cosiddetti maestri esprimono.

Il parlare da una memoria del vedere potrebbe portare con sé alcune parole che risuonano in noi, ma non è lo stesso di quando le parole vengono direttamente dal vedere ciò che si è.

In realtà entrambe questi tipi di condivisione appaiono come un riflesso della tua coscienza. Esse sono un riflesso di dove ti trovi in te stesso, la tua coscienza, dove c’è ancora un vedere dalla mente divisa in contrasto con la mente intera. Sono un riflesso. Basta essere consapevoli della sensazione che hai dentro di te riguardo ciascuno di loro individualmente e questo fatto ti diventerà chiaro. Stai guardando il tuo sogno che si sta manifestando.

Con amore, Avasa

 

Meditation

Domanda:

“E’ utile la meditazione per risvegliarsi a ciò che si è?”

Risposta:

La meditazione non è di per sé né inutile né utile per riconoscere ciò che sei, se sta accadendo allora sta accadendo, solo questo. Non serve a niente meditare riguardo la realizzazione di ciò che si è, ma essa può acquietare la mente. In ogni caso non è necessario acquietare la mente prima che il Sé realizzi se stesso.

Il tuo stato naturale, che non è uno stato affatto, è quello che è presente in questo momento, ma se in esso sorge la ricerca come un’attività di coscienza ci sarà allora la tendenza per l’attenzione ad andare verso tale attività e forse seguirla. In questo caso l’attenzione effettivamente si allontanerà da ciò che è sempre presente, il Sé.

Quindi, qualsiasi ricerca intrapresa si allontanerà dalla risposta.

Semplicemente nell’essere attenti a ciò che è già presente non è necessaria nessuna ricerca, ma ovviamente se ciò che è sempre presente non è riconosciuto, allora il seguire l’azione della ricerca sarà probabilmente qualcosa di attraente.

Tutto ciò che vien fatto non è fatto da nessuno in ogni caso, si tratta semplicemente di una attività derivante dalla immobilità del Sé.

Con amore, Avasa

When the body dies you will be as you are right now minus a body/mind

DOMANDA

Se e’ vero che noi siamo solo consapevolezza che riconosce se stessa attraverso un corpo e che quindi non c’e’ nessuno, come mai anche in voi risvegliati il dolore resta una faccenda del tutto personale? Non dovrebbe detta consapevolezza autoriconosciutasi nei corpi dei risvegliati percepire ogni sfumatura emotiva e fisica presente in questi corpi come se ne occupasse uno solo? E se non c’e’ nessuno ma solo consapevolezza, quando questo corpo morirà la consapevolezza tornerà allo stato potenziale? Perché se e’ cosi’ c’e’ poco da stare allegri! Non equivarrebbe forse questo a non esistere? Spero tanto in una risposta. Grazie

RISPOSTA

Ci sono molte idee su cosa sia illuminazione e un’idea che accompagna tutte loro e’ che, una volta che l’illuminazione sia accaduta, non si dovrebbe più sentire dolore.

Il dolore e’ solo una sensazione fisica e fino a che il corpo e’ vivo e funzionante in modo bilanciato il dolore E’ sentito. Questa Vita e’ un’esperienza che richiede il corpo e la mente per essere esperita, e comunque ciò che testimonia il dolore e’ comunque, sempre, Consapevolezza.

La cosiddetta PERSONA illuminata, cosa che di per se’ non esiste, esperisce le cose ESATTAMENTE nello stesso modo in cui lo fa qualunque altra forma umana quando essa e’ in vita.

Laddove l’illuminazione sia accaduta non c’e’ l’idea che uno abbia qualcosa che gli altri non hanno, tutto quello che e’ successo e’ solo che lo sfondo e’ stato riconosciuto come ciò che si e’ veramente, il soggetto, NON gli oggetti che appaiono in esso. Questo e’ sempre e gia’ il caso per tutte le forme umane, anche quando non si riconosce che sia cosi.

il tuo stato potenziale e’ GIA’ il caso, non e’ qualcosa che diventi ma che SEI adesso. Quando il corpo muore sarai quello che ora senza il corpo/mente, in quanto la Consapevolezza non e’ un oggetto creato quindi non puo’ morire visto che non e’ mai nata.

Esisti o non esisti nel sonno profondo? Tu esisti SEMPRE, persino quando l’oggettivita’ non c’e’.

Non so se sia qualcosa di cui essere allegri o no, ma e’ il modo in cui e’ comunque quando questo e’ visto tende a rendere l’esperienza della Vita più preziosa e anche più divertente.

Nulla di questa creazione aveva bisogno di esistere ma lo ha fatto… Quindi c’e’ la sensazione che la vita ha bisogno di essere sentita nel pieno delle potenzialita’ del corpo/mente. E’ una occasione unica, non puo’ essere mancata, non ci sono prove generali ne’ bis.

Con molto amore,

Avasa

DOMANDA

Grazie della cortese risposta! Lei dice che la morte e’ paragonabile al sonno profondo; ma allora mi conferma che una volta morti c’e’ sempre la consapevolezza ma non esiste autocoscienza. Questo pero’, mi dispiace insistere, ma equivale a non esistere. Resta poi da comprendere come mai certe persone abbiano esperienze fuori dal corpo visto che il corpo e’ da lei considerato l’ unico espediente che questa consapevolezza ha di divenire cosciente di se’ stessa. Non mi aspetto un’ altra risposta, erano solo mie considerazioni. Torno a ringraziarla della sua cordialita’ e le auguro ogni bene.

RISPOSTA

Ciò che rende la morte e il sonno profondo simili è il fatto che ciò che è presente in entrambi i casi è il vedere se stessi come non esistenti.

L’assenza del soggetto e dell’oggetto NON E’ nè esistenza nè non esistenza. Quando il gioco della creazione è esperito esso accade perché il soggetto porta in essere l’oggetto come attività che nasce da se stesso.

Il soggetto è la Consapevolezza ed è non-oggettivo in se stesso, esiste sia che il mondo appaia oppure no. Quando non c’è oggettività non ci può essere neppure soggettività, quindi non c’è nulla, che è ciò che chiamiamo Consapevolezza. Essa è che porta in essere il mondo.

La non esistenza non può essere formulata a livello concettuale a meno che ciò chiamiamo esistenza non sia presente. Quando l’esistenza non si manifesta più c’è pura soggettività che non è neppure consapevole di sè come qualcosa.

Con amore,

Avasa

Fear of death

DOMANDA: volevo chiederti perché ho paura di morire e stare eternamente in quel nulla, come quando dormi. Mi crea paura

RISPOSTA
Se la tua attenzione riposasse in ciò che veramente sei e non su ciò che sei stato condotto a credere di essere – che NON e’ ciò che sei- la paura della morte cadrebbe nel vedere che sei senza tempo, mai nato e quindi incapace di morire.

La paura della morte e’ presente e non può non esserlo fino a che l’attenzione della Consapevolezza viene a riposare sul corpo/mente e forma una identificazione con esso.

Ciò che sei NON e’ descrivibile come una cosa, e’ privo in sè del concetto di essere una cosa. Come consapevolezza tu non sei qualcosa su cui i sensi possano focalizzarsi o descrivere, in quanto sei proprio ciò a cui i sensi passano le informazioni delle esperienze che sono attraversate. In quanto Uno non sei mai ne’ esistente ne’ non esistente, sei solo l’ESSERE stesso che precede ogni cosa creata.

Sei sempre a casa e non stai andando da nessuna parte, stai solo guardando il gioco del tempo.

Dai un’occhiata da solo visto che sei l’UNICA autorità su questo…. Sei tu che VEDI il corpo, sei tu che VEDI il gioco di energia che chiamiamo mente, cosa sei tu come ciò che VEDE?
Con molto amore,
Avasa

DOMANDA
In che senso?
Anche perché tempo fa ho avuto un incidente in macchina quando avevo 18 anni adesso ne ho 27. E prima di svegliarmi sono rimasto in quel lo stato per 10 minuti e non ho visto nulla adesso pensando di rimanere così mi fa paura

RISPOSTA
Eri in questa Consapevolezza per 10 minuti e ANCORA ci sei, l’unica differenza e’ che la tua attenzione e’ ora sull’apparizione del mondo e non sulla Consapevolezza e basta. Quando il corpo/mente non era temporaneamente capace di funzionare in modo corretto l’attenzione e’ tornata a casa in modo naturale alla sua sorgente, che e’ ciò che accade al momento della morte del corpo, e anche nel sonno profondo.

Il mondo allora dopo un po di tempo riappare e l’attenzione va sull’oggettivita’ e l’identificazione accade. Il mondo riappare, cosi come fa ogni giorno nella tua esperienza, a partire DA questa Consapevolezza. Questa Consapevolezza e’ SEMPRE presente sia che il corpo/mente sia vivo o morto.

Ciò che tende ad accadere quando c’è lo stato di veglia e’ che la Consapevolezza cessa di essere conscia a se stessa nella maggior parte dei casi e si ignora fino a diventare estranea a se stessa.

Quando un risveglio, un satori, accadono e’ questo che emerge con chiarezza, cosi che non e’ più ignorato ed e’ riconosciuto come cio’ che uno e’. Quindi in quel momento la paura della morte, che puo’ esistere solo quando l’attenzione e’ sulla forma, non e’ piu’ presente.

In quel periodo di 10 minuti non c’era paura, essa e’ tornata dopo quando l’attenzione era di nuovo focalizzata sul corpo/mente.
Quando questa Consapevolezza e’ localizzata di nuovo, in un certo senso, si passa sempre più tempo includendola nella Vita e nel vivere, cessando cosi di ignorare che cos’è che fa il guardare.

Illuminazione è l’essere consci di questo che e’ sempre presente e che testimonia ogni cosa, incluso il testimoniare se stesso. Non si crede più di essere una cosa perché e’ ovvio in ogni e ciascun momento che si e’ nulla e che non si sta andando da nessuna parte, non si diventa nulla, si e’ solo essere.
Con amore,
Avasa

A leap into the Void

Domanda:

Dici spesso STAI CON LA SENSAZIONE.
Restare con essa, viverla, anzichè evitarla per quanto spiacevole essa possa essere.
Stando nella sensazione non si rischia forse di identificarsi con essa ?
Identificarsi con essa significherebbe cadere dalla padella alla brace…
ovverosia dall’identificazione col corpo all’identidìficazione con la sensazione, lo
stato d’animo… (non credo tu intenda quello)
Oggi infatti ho letto un tuo saggio dove spieghi meglio questa arte:
“Quindi la risposta è semplicemente restare al livello della sensazione che sta PRIMA del
sorgere di quelle storie mentali che provengono dalla sensazione stessa”
Quel livello che sta prima della sensazione è la Coscienza (sensazione di essere, io
sono), giusto ?
Mi aspetto (non sò) che quel livello stia anche prima della mente che partorisce quelle
storie mentali.
Dunque, ne la mente ne il corpo (sede delle sensazioni) possono condurmi ad Esso.
Uhmmm…
siamo in un bel pasticcio

Risposta:

Se andiamo nella storia mentale riguardo qualcosa essa inizia con una sensazione, la sensazione e’ la radice. Se vediamo la storia iniziare e restiamo focalizzati sulla sensazione che la precede, allora le cose iniziano a dispiegarsi in un modo che quella sensazione torna a cio’ che l’ha preceduta, nulla!
Naturalmente la mente cerchera’ di saltare nel processo e fare lei il lavoro, anche se il permettere alla sensazione di restare presente senza fare nulla con essa e’ la risposta. Non fare nulla con essa significa anche non volere che la sensazione vada via o si dispieghi in qualcos’altro che la mente preferisca, quindi e’ una accettazione totale della sensazione cosi’ come essa e’. Essa si dissolve e il focus e’ sul vuoto che precede.
La parte difficile e’ che puo’ accadere e lo fa, ma puo’ anche non accadere, in altre parole succede quando non c’e’ nessuno che sia presente al suo agire.

Con Amore, Avasa

The key to acceptance

Domanda:

Caro Avasa , accettare questo momento cosi com’è compreso di ego, urla e pianti, e tutto ciò che è, che cosa ha a che fare con il portare l’attenzione su di sé?

Risposta:

Non c’e’ nessuno che possa accettare il momento, ma l’accettazione del momento puo’ accadere. Quando accade lo fa perche’ l’attenzione non e’ piu’ primariamente sull’oggetto creato, ma su cio’ che precede l’oggetto, il soggetto, il Se’. Una volta che il Se’ e’ visto l’accettazione arriva come conseguenza.
Quando la nostra attenzione e’ solo sull’oggetto ci sara’ identificazione con l’oggetto e in quella relazione allora sorge il gioco del “me” o che non accetta o che cerca di accettare.
Ovviamente nessuna di queste due cose puo’ essere vera accettazione perche’ c’e’ un volere che qualcosa accada. In questo c’e’ un ignorare il Se’. Quando l’attenzione e’ sul Se’ non c’e’ nessuna richiesta che le cose siano altre da quelle che sono dato che non c’e’ nulla da guadagnare dal fatto che siano differenti. Quando il Se’ e’ visto ogni cosa e’ colta cosi’ com’e’ con nulla da guadagnare da essa.
Questa e’ allora accettazione.

Con Amore,
Avasa

Hopeless and helpless

Domanda:

“Anche quando il te immaginario si sente senza speranza e senza aiuto c’è solo l’essere senza speranza e aiuto che accade.” AvasaQuesto è ciò che accade, proprio qui, proprio ora, e che un me, attribuisce al bambino che “pensa” di essere…sono tanti, troppi anni che non trovo pace in questo ragionamento… Allora mi si dice che devo andare fino in fondo all’emozione che accade…per scoprire che tutto si dissolve nel nulla. Il punto è che è proprio questa la modalità con la quale (io) interpreto ciò che accade…mentre la mia vita è andata in pezzi, e non so veramente cosa fare piu’ di me stesso.

Risposta:

E’ possibile lasciare che la vita si dispieghi. Si, e’ un fatto che uno possa permettere a tutto quello che e’ sentito di essere sentito pienamente cosi che si possa dissolvere in una non- sensazione, Vuoto… MA… Questo puo accadere solo di proprio accordo e non puo’ essere fatto accadere, perche’ in realta non c’e’ nessuno che lo possa far accadere.
Non c’e’ nulla di male con il sentirsi senza possibilità di aiuto se c’e’ la capacita’ di stare con le sensazioni senza andare nella storia che la mente di certo cercherà di far accompagnare mentre cerca di analizzare quello che sta accadendo.
Questo può succedere e succede, ma non c’e’ nessuno che lo possa fare.
Con amore Avasa

The Advaita message

Domanda:

Ho notato dal tuo sito web che non hai seguito un ‘percorso’, ma che il risveglio è accaduto naturalmente, cosa che è incoraggiante.

Risposta:

Una volta che inizi a capire il messaggio dell’Advaita vedrai che non c’è un cammino, dato che si è già ciò che si sta cercando.
Ciò che siamo è nulla ed è a partire da questo nulla che l’azione della ricerca sorge con l’intenzione di trovarSi come se fosse un qualcosa. Naturalmente fino a che la ricerca continua non può accadere il venire a riposare in ciò che è prima dell’azione, il Sé. Ecco da dove accade il concetto di cammino.
Proviamo molti differenti approcci quando diventiamo consci che la ricerca è iniziata e presumiamo che ciò che cerchiamo sia altro da dove siamo adesso: tutti i tentativi di arrivare a ciò che crediamo che sia altrove, in un altro momento, sono destinati a fallire.
Il fallimento alla fine è il rilasciarsi di quell’azione di ricerca, fatta da nessuno, ciò che resta allora è riconosciuto come essere stato sempre presente ed è visto come ciò che si è. In realtà è così semplice, ma la mente dice altrimenti. Persino implicare che sia semplice è immaginare che possa essere fatto da qualcuno, quando invece non è possibile in quanto l’idea che ci sia un qualcuno è proprio ciò che deve cadere. Deve accadere in modo naturale, quindi nessun metodo fatto da un immaginario qualcuno può rimuovere quel qualcuno.

Avasa

Inner and outer world

Domanda:

Caro Avasa, vivo dei momenti di meraviglia, mi succede di camminare per la città e incontrare persone con cui ci guardiamo profondamente negli occhi e in quel momento ho come la sensazione di scomparire o a volte qualcosa che mi dà la sensazione di un richiamo, gli alberi e le piante mi trasmettono una intensa pace nel cuore e come se gli alberi e le piante tenessero aperte delle possibilità. La domanda è PERCHE’ NON SPERIMENTIAMO QUESTO SENSO DI MERAVIGLIA COSTANTEMENTE TUTTI INSIEME?
Ho tanta voglia di imparare la vita!!!
Un caro saluto di amore

Risposta:

Carissima,
Questa è la domanda che mi sono fatto per anni, e la risposta che è arrivata è: perché non siamo pronti a vivere nel vedere l’Uno.
E’ strano che l’Uno sia in tutto quello che esiste e in questo c’è una credenza profonda di dualità che è in sè una attività dell’Uno.
L’Uno è quindi già il caso e la credenza nel due è anche questo l’Uno che si manifesta.
Quando si è aperti e capaci di incontrare una nuova persona senza aspettativa altra che loro permettano lo stesso incontro da parte loro allora questa è la cosa migliore che uno possa fare in relazione con l’intera umanità affinchè essa venga a questo stesso vedere.
Con molto amore,
Avasa

Domanda:

Sento tutto il dolore e il male che ho fatto e che si riflette nel mondo, mi si sta spezzando il cuore, sento ogni volta che ho fatto si che il mio Dio è migliore, chiedo perdono per ogni guerra che ho potuto causare, io ero solo inconsapevole. Non ho intenzione di scappare da questo……….TUTTA QUESTA GUERRA E’ DENTRO DI ME ? un abbraccio

Risposta:

Non prenderla personalmente dato che questa guerra è in tutti noi dato che siamo lo stesso Uno, la stessa coscienza.
Il desiderio che questa follia finisca è tutto quello che è necessario perché lo schema cambi così che un modo differente di relazionarsi arrivi in futuro.
La realizzazione di ciò che siamo è il carburante che dà a questo desiderio la capacità di manifestarsi.
Il bene più grande che possa essere fatto per l’umanità è il bene più grande che si puo fare per se stessi, realizzare ciò che si è questa è la cosa più alta!
Un grande abbraccio
Avasa